Questo articolo si impone il compito di andare ad indagare riguardo i significati nascosti delle fiabe, prendendo come spunto i lavori dei fratelli Grimm e di Andersen.
Hans Christian Andersen (Odense, 2 aprile 1805 – Copenaghen, 4 agosto 1875) fu uno dei grandi autori di fiabe dell’Ottocento; egli riutilizzò in modo originale il grande patrimonio delle fiabe nordiche, infondendo in esso un caratteristico spirito cristiano e un profondo sentimento religioso e un’amara conoscenza della vita. Figlio di un calzolaio appassionato di letteratura e di musica, Hans crebbe in condizioni di difficile miseria ed emarginazione sociale: costretto con la famiglia a vivere nella casa della nonna materna a causa della povertà, era imparentato con una zia che gestiva un bordello e con un zio affetto da conclamati disturbi mentali ̶ il giovane Andersen temette per tutta la vita di aver ereditato la malattia ̶ . Delle sue opere il suddetto articolo affronterà una delle più conosciute e romanticamente modificate nel corso del tempo: la Sirenetta.
La sirena lo baciò sulla bella fronte alta e carezzò indietro i capelli bagnati; le sembrò che assomigliasse alla statua di marmo che aveva nel suo giardinetto, lo baciò di nuovo e desiderò con forza che continuasse a vivere.
Racconto originale di Anderson.
Trama
La fiaba della Sirenetta riguarda la storia dell’omonima creatura acquatica, principessa del regno del Mare, a cui era concesso di visitare la superficie del mare una volta compiuti i quindici anni. Giunta l’età ella sale a galla, si innamora di un principe al comando di una nave che poi affonda per una tempesta. Lo salva dai flutti e lo porta a riva. Tormentata dal desiderio di diventare umana per stare accanto a lui e acquisire un’anima immortale ̶ non concessa alla sua specie, destinata a vivere fino a trecento anni ma condannata con la morte a trasformarsi in spuma di mare ̶ si fa preparare dalla Strega del Mare una pozione per avere gambe anziché coda e in cambio rinuncia alla propria voce, facendosi tagliare la lingua, e accetta la condizione che ogni passo sulla terra sarà per lei come camminare sulla lama di un coltello. Solo se conquisterà l’amore del principe potrà avere un’anima immortale, altrimenti si dissolverà in schiuma. Seppure accolta alla corte del principe, è da lui considerata una sorella minore: il principe sceglie di sposare la principessa che lo ha ritrovato sulla spiaggia il giorno del naufragio, credendola la sua salvatrice. Le sorelle della Sirenetta allora vengono in suo aiuto con un pugnale magico, ottenuto dopo aver rinunciato alla propria fluente chioma, il quale dovrà essere usato dalla protagonista per uccidere il principe, bagnarsi in seguito i piedi nel di lui sangue per tornare a essere sirena, ma lei rifiuta preferendo morire e si dissolve in schiuma. Quest’ultima evapora e si tramuta in brezza, figlia dell’aria, forma nella quale le è permesso piangere.
Significato
Due sono i fattori principali che vanno tenuti in considerazione per capire una fiaba così ampiamente rappresentata e rivisitata: la profonda cristianità di Andersen e la leggenda da cui la figura della sirena come la conosciamo oggi attinge, quella germanica dell’ondina, creatura acquatica che, nella sua evoluzione, è arrivata ad essere rappresentata con la ben nota coda di pesce. L’ondina – e, di conseguenza, anche la giovane Sirenetta di Andersen – non ha un’anima: può acquisirne una soltanto sposando un essere umano. Tutte cose che vengono spiegate alla Sirenetta molto prima dell’incontro con il Principe. In questa scoperta risiede il vero principio del suo percorso spirituale: resta così turbata dal suo triste destino, “diventare spuma di mare” e dissolversi con tutti i suoi ricordi, che sembra quasi che la spinta ossessiva che da quel momento la porti a una perenne nostalgia romantica della terra sia, più che altro, una conseguenza di questa paura della dissoluzione; è chiaro che c’è una retorica cristiana dell’elevazione al cielo e a Dio, una sorta di “conversione” che dia accesso alla vita eterna.
Inoltre Andersen era omosessuale e non si sposò mai: l’unica, timida proposta di matrimonio che fece a una donna fu rifiutata. Dai suoi diari giovanili emerge un fermo rifiuto del contatto sessuale, una vera e propria dichiarazione di celibato. E poi scrive all’amico Edvard Collin: “Ti desidero come se tu fossi una splendida fanciulla della Calabria”, e ancora: “I miei sentimenti nei tuoi confronti sono quelli di una donna. La femminilità della mia natura e della nostra amicizia, come i Misteri, non deve essere interpretata”. La corrispondenza epistolare che conferma la tesi è fitta, soprattutto quella con il suo ultimo amante, il Granduca ereditario di Weimar. Siamo più o meno nel 1836: Collin decide di sposare una donna. Qualche mese dopo, esce la raccolta di fiabe Eventyr, fortalte for Børn III, che contiene proprio La Sirenetta.
Ecco, allora, che il quadro si fa più chiaro. Andersen è la Sirenetta, e la Sirenetta è il suo nucleo più profondo, la donna che ha perso il suo principe per un’altra. Nella lingua tagliata, nella perdita della voce, sta tutta la frustrazione di non potersi esprimere liberamente: l’amore della Sirenetta è il più puro e sincero, è lei la vera salvatrice del Principe, ma non può dirlo, perché non può più proferire verbo. E forse, nella crescita di due gambe e di una forma totalmente e intimamente umana, si cela un desiderio ben più recondito e primitivo destinato a rimanere frustrato. La Sirenetta è una fiaba di impotenza e dolore, che esprime la tragicità dell’amore impossibile. Un gioco drammatico che emerge anche più chiaramente nella struggente fiaba L’uomo di neve: l’irrealizzabilità dei legami è sublimata nel pupazzo di neve innamorato della stufa, che si scioglie con l’arrivo della primavera e scopre, con immensa malinconia, che per tutto quel tempo una parte di lei – un tubo passante per il giardino – è sempre stata accanto a lui.
[…]Mise la testa sotto le ali, quasi vergognoso di tanti complimenti e tanta fortuna: lui che era stato per tanto tempo un brutto anatroccolo era finalmente felice e ammirato.[…] Racconto di Andersen
Trama
La storia del brutto anatroccolo, piccolo cigno nato per errore in una comunità di anatre, allontanato dalla propria famiglia e costretto a vagare in altri luoghi, fino a ritrovarsi casualmente con i propri simili, scoprendosi rinato, è una fiaba capace di evocare significati profondi. Nella rilettura di Clarissa Pinkola Estés (scrittrice e psicoanalista statunitense) lo sfortunato protagonista diviene simbolo delle sofferenze legate alla costruzione di una sana immagine di sé.
La fiaba sia apre riportando che l’uovo del brutto anatroccolo si rompe per ultimo, e questo già indica che colui che nasce è in una posizione svantaggiata rispetto agli altri, ovvero in una posizione inferiore rispetto agli altri fratelli. Si sente tagliato fuori già alla nascita e lasciato in disparte. Desidera diventare come gli altri, ma non può riuscirci completamente. L’anatroccolo non solo è circondato dalla solitudine, ma ha anche un rapporto con la morte molto più stretto degli altri. Rischia cioè di finire tragicamente. Ma la lotta per la sopravvivenza, prima, e per la trasformazione, poi, è quasi un percorso iniziatico che porta la personalità alla piena maturazione attraverso lotte e prove.
Il brutto anatroccolo è destinato a pagare duramente per la sua diversità subendo umiliazioni e l’esilio dalla comunità natìa. La stessa madre, che inizialmente tenta di proteggerlo, finirà per allontanarlo. Nel suo peregrinare alla ricerca di qualcuno che lo accolga egli cercherà riparo presso esseri umani, altri animali e altri luoghi: ogni volta, i suoi sforzi si tradurranno in dolorosi fallimenti. Viaggerà a lungo, rischiando più volte di morire, fino a ritrovarsi, per caso, accolto con affetto dai suoi simili, i maestosi cigni.
Significati
L’anatroccolo vaga, rischia la morte, non permane nella comunità a lui ostile, né si accontenta: decide di cercare. Qualcosa in lui riesce a temprarsi durante quell’esilio che, sebbene imposto e fortemente doloroso, permetterà all’anatroccolo di riscoprirsi, alla fine, più forte e addirittura molto più bello. A quest’ultimo aspetto si collega naturalmente quello che appare il nucleo vitale della fiaba, la scoperta dello stato di grazia dell’appartenenza: l’approdo finale dell’anatroccolo nella sua comunità naturale sembra rinvigorire tutto il suo essere, colmandolo di nuove energie e di slancio vitale, in una sorta di “riappropriazione del sé” che pone l’animo in una condizione di rinascita, di gioia e di vitalità.
Le fiabe di Andersen sono forse meno cruente delle fiabe dei fratelli Grimm, pur contenendo elementi decisamente crudi – non in ultimo la morte –. Esse nascono dalla pura potenza immaginifica dell’autore, arricchita da elementi mitologici già esistenti, mentre le fiabe dei famosi linguisti tedeschi, seppur modificate, derivano da un atavico tramandamento verbale.
Entrambi i tipi di opere, come vuole la tradizione, tramettono importanti insegnamenti. I racconti dello scrittore danese, attingendo alla sua personale vicenda umana, trasmettono una più profonda tristezza e una malinconia dolceamara, ammorbidita da un messaggio cristiano di speranza. I protagonisti delle sue fiabe devono far fronte alle proprie differenze personali, come nel caso del soldatino di stagno senza una gamba ̶ di cui è privo perché, disgraziatamente, il metallo da fondere non era sufficiente a completarlo ̶ , o la vicenda tragica della piccola fiammiferaia congelata la notte di Capodanno. I personaggi di questi racconti vivono una vita infelice e sono destinati a più alte e felici aspirazioni solo dopo la morte, raggiungendo la gioia attraverso la sofferenza. Le fiabe di Andersen suggeriscono che per gli emarginati non è previsto di fuggire da una realtà ingiusta, ma che attraverso la bontà d’animo essi potranno riscattarsi, proprio come aveva fatto lui stesso tramite la fantasia e la scrittura fin da bambino.
Di: Dott.ssa Eleonora Brozzoni
Fonti:
https://www.andersenstories.com/it/andersen_fiabe/la_sirenetta
http://www.softrevolutionzine.org/2014/sirenetta-omosessualita-hans-christian-andersen/
http://www.vitapensata.eu/2010/09/01/spiritualita-ne-la-sirenetta/
http://www.psicosintesi.it/sites/default/files/rivista_005_il%20brutto%20anatroccolo.pdf
https://www.stateofmind.it/2017/06/il-brutto-anatroccolo-significato/
http://www.lefiabe.com/Andersen/ilBruttoAnatroccolo.htm
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